Che le elezioni Usa 2016 siano una tornata elettorale assolutamente particolare e sui generis, lo si comprende da tanti fattori e da tante novità che hanno caratterizzato il percorso iniziato con le primarie repubblicane e democratiche e che terminerà con le elezioni dell’8 novembre. Una delle novità più interessanti ed eclatanti ha riguardato gli endorsement dei quotidiani per questo o quel candidato.
Questa pratica, che è vecchia quanto il rapporto tra politica e carta stampata, mai come in questa occasione è stata foriera di sorprese e cartina di tornasole di una tornata elettorale che non ha precedenti nella storia politica americana.
L’ideologia politica non è più alla base degli endorsement
Le sorprese per quel che riguarda gli endorsement in queste elezioni Usa 2016 sono arrivate, lo si può facilmente immaginare, dai quotidiani conservatori in primis e poi da quei giornali che non sono soliti, in occasione di una elezione presidenziale, appoggiare il candidato democratico o quello repubblicano, preferendo mantenere una posizione equidistante.
A questa seconda tipologia appartiene ad esempio “The Atlantic”, storica rivista fondata nel 1857. Nella sua lunghissima storia ha dato il proprio esplicito appoggio a due soli candidati delle presidenziali americane: Abramo Lincoln e poco più di un secolo dopo Lyndon B. Johnson.
Nel primo caso l’appoggiò derivo dalle posizione abolizioniste di Lincoln riguardo alla schiavitù e nel secondo al pericolo che un rappresentante della destra radicale dell’epoca potesse arrivare alla Casa Bianca.
“The Atlantic” appoggia Hilary Clinton
Il magazine americano nell’editoriale con cui ha esplicitato il proprio appoggio per Hilary Clinton, definita come una delle persone più preparate tra quelle che nel corso della lunga storia del paese abbiano corso per arrivare alla presidenza degli Stati Uniti, non ha nascosto come questo endorsement sia più una presa di posizione contro Trump che a favore della Clinton e del suo programma.
Il magazine ha definito il tycoon come esponente di un America xenofoba, razzista e sessista. Quindi ha rincarato la dose, dipingendo il candidato repubblicano come una persona dedita alla menzogna, vicino a regimi autoritari e senza una minima conoscenza di quella che è la Costituzione degli Stati Uniti d’America.
A conclusione di quello che è uno degli attacchi più duri lanciati dalla carta stampata contro Trump, quest’ultimo è stato definito come “la persona più inadatta che abbia mai corso per la Casa Bianca”.
Usa Today si schiera per la prima volta nella sua storia
Dall’anno della sua fondazione, il 1982, si è schierato per la prima volta anche Usa Today, che è tra i più importanti quotidiani americani, diffusissimo anche al di fuori dei confini nazionali e solo l’ultimo in ordine di tempo tra i più importanti quotidiani americani a dare il proprio appoggio a Hilary Clinton in queste elezioni Usa 2016.
Andando ad analizzare le prese di posizione dei cento quotidiani americani più importanti per storia e per tiratura, si scopre come tutti abbiano scelto più o meno a malincuore di dare il proprio sostegno ad Hilary Clinton.
E che Trump tra la carta stampata non raccolga simpatie lo si capisce anche dal fatto che quotidiani quali ad esempio il Tulsa World e il Chicago Tribune hanno dato come indicazioni di voto quella dell’astensione o del voto per Gary Johnson, terzo incomodo solo sulla carta nella corsa alla Casa Bianca, ma che alla fine potrebbe risultare l’ago della bilancia nella sfida Clinton-Trump, se l’esito si dovesse decidere sul filo di lana.
I mal di pancia dei lettori e dei quotidiani stessi
Tuttavia tra i lettori di quei quotidiani di stampo conservatore o che non si erano mai schierati per un candidato alla presidenza, le reazioni per quella che è una svolta epocale, non sono sempre state positive.
Molti dei quotidiani gravitanti nell’ambito conservatore si sono infatti ritrovati a dover fare i conti con una perdita di abbonati o addirittura con lettere minatorie. Phil Boas, Una delle firme più importanti dell’Arizona Republic, che mai in quasi 130 anni di pubblicazioni aveva dato il proprio appoggio ad un candidato che non appartenesse al campo repubblicano, ha ammesso di sentire il peso di tale scelta.
E a riprova di come queste elezioni Usa 2016 siano qualcosa di epocale anche nell’ambito della carta stampata, vi è il fatto che giornali che non appoggiavano un candidato repubblicano da quasi 100 anni si sono quest’anno ritrovati a farlo: questo è il caso del Dallas Morning News e del Cincinnati Enquirer.
Ma gli endorsement influenzano il voto?
Una domanda che molti si fanno è se queste prese di posizione e più in generale le indicazioni di voto di un quotidiano possano effettivamente incidere in modo decisivo sul voto. L’autorevole New York Times ha affermato che se solitamente le prese di posizione a favore di questo o quel candidato non incidono più di tanto sull’esito del voto, quest’anno le cose potrebbero andare diversamente, anche se non è ancora chiaro chi tra Hilary Clinton e Donald Trump potrebbe finire per avvantaggiarsene.
Quello che è certo ad un mese dal voto è che la carta stampata è praticamente tutta a favore di Hilary Clinton o contro Donald Trump: bisognerà capire se questo diffuso ostracismo della stampa nei confronti del tycoon verrà rigettato dagli elettori americani al momento del voto o se stavolta l’elettorato darà peso alle prese di posizione dei vari quotidiani.
Chi sembra non avere dubbi in merito è Donald Trump, secondo il quale la presa di distanza generalizzata della stampa dalla sua candidatura si rivelerà un boomerang. Non resta che aspettare l’8 novembre per capire se “The Donald”, come ama farsi chiamare, avrà avuto ragione o no.